Le basi militari straniere degli Stati Uniti non sono “difesa”

Di Thomas Knapp, 1 agosto 2017, OpEdNews.

“Le basi militari straniere degli Stati Uniti sono i principali strumenti del dominio imperiale globale e del danno ambientale attraverso guerre di aggressione e occupazione”. Questa è l'affermazione unificante di Coalizione contro le basi militari straniere statunitensi (noforeignbases.org), ed è vero fino in fondo. Ma come firmatario del modulo di adesione alla Coalizione, penso che valga la pena approfondire ulteriormente l'argomento. Il mantenimento di quasi 1,000 basi militari americane su suolo straniero non è solo un incubo per i pacifisti. Costituisce anche una minaccia oggettiva alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Una definizione ragionevole di “difesa nazionale”, mi sembra, è il mantenimento di armi sufficienti e di personale militare addestrato per proteggere un paese e reagire efficacemente contro gli attacchi stranieri. L’esistenza di basi americane all’estero va contro l’elemento difensivo di quella missione e supporta solo molto poco la parte di ritorsione.

Sul piano difensivo, la dispersione delle forze armate statunitensi potrebbe frammentarsi in tutto il mondo – specialmente nei paesi in cui la popolazione risente della presenza militare – moltiplica il numero di obiettivi americani vulnerabili. Ogni base deve avere il proprio apparato di sicurezza separato per la difesa immediata e deve mantenere (o almeno sperare in) la capacità di rinforzarsi e rifornirsi da altre parti in caso di attacco prolungato. Ciò rende le forze statunitensi disperse più, non meno, vulnerabili.

Quando si tratta di ritorsioni e di operazioni in corso, le basi estere americane sono stazionarie piuttosto che mobili, e in caso di guerra tutte, non solo quelle impegnate in missioni offensive, sono costrette a sprecare per la propria sicurezza risorse che altrimenti potrebbero essere messe a rischio. in quelle missioni.

Sono anche ridondanti. Gli Stati Uniti possiedono già forze permanenti e mobili molto più adatte a proiettare forza oltre l’orizzonte in ogni angolo del pianeta su richiesta: i suoi Carrier Strike Groups, di cui ce ne sono 11 e ognuno dei quali presumibilmente dispone di più potenza di fuoco di quella impiegata. da tutte le parti durante l’intero corso della Seconda Guerra Mondiale. Gli Stati Uniti mantengono queste potenti forze navali costantemente in movimento o stazionate in varie parti del mondo e possono cacciare uno o più gruppi simili al largo di qualsiasi costa nel giro di pochi giorni.

Gli scopi delle basi militari americane straniere sono in parte aggressivi. Ai nostri politici piace l’idea che tutto ciò che accade ovunque sia affare loro.

Sono anche in parte finanziari. Lo scopo principale dell’establishment della “difesa” statunitense a partire dalla Seconda Guerra Mondiale è stato quello di spostare quanto più denaro possibile dalle vostre tasche ai conti bancari degli appaltatori della “difesa” politicamente collegati. Le basi straniere sono un modo semplice per spendere grandi quantità di denaro proprio in questo modo.

La chiusura di quelle basi straniere e il ritorno delle truppe a casa sono i primi passi essenziali per creare un’effettiva difesa nazionale.

Thomas L. Knapp è direttore e analista giornalistico senior presso il William Lloyd Garrison Center for Libertarian Advocacy Journalism (thegarrisoncenter.org). Vive e lavora nella Florida centro-settentrionale.

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