Veterani italiani contro la guerra

By Gregorio Piccini, World BEYOND War, Marzo 12, 2022

Gli ex soldati italiani vittime dell'uranio impoverito sono contrari all'invio di armi e soldati e chiedono verità e giustizia per se stessi e per i civili, a seguito della "pandemia di uranio" scatenata dalla Nato.

Nel nostro Paese, in preda a un'isteria bellicosa, sta emergendo un movimento di reduci per la pace e il rispetto dell'articolo 11 della Costituzione.

«Per la pace, per il rispetto dei principi costituzionali, per garantire la salute del personale militare italiano e in nome di tutte le vittime dell'uranio impoverito. Nessun soldato italiano deve essere impiegato in questa guerra a rischio della sua vita». E' la conclusione del comunicato stampa diffuso dagli ex militari vittime dell'uranio impoverito all'indomani dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia di Putin.

Nello stesso comunicato i reduci italiani delle guerre Nato e delle varie “coalizioni dei volenterosi” fanno preciso riferimento anche alle vittime civili. Emanuele Lepore, inoltre, domenica scorsa, in rappresentanza dell'Associazione vittime dell'uranio impoverito (ANVUI), è intervenuto al presidio “No alla guerra” di Ghedi con parole inequivocabili: «La nostra associazione sostiene tutte le iniziative volte a fare pressione sul governo italiano e sulle altre istituzioni affinché l'Italia non faccia un'altra guerra, non usi i nostri militari, non usi armi e denaro che potrebbero essere destinati ad altri e più utili usi».

E' UNA VOCE IMPORTANTE in questo clima di “armarsi e si parte”, che ha visto governo e parlamento “sparare” un decreto legge sull'Ucraina, accompagnato da uno “stato di emergenza” gettare benzina sul fuoco.

Questa voce non compiacente è stata notata anche dal Papa, che ha deciso di accogliere in udienza privata gli ex militari, come già aveva fatto con i portuali di Genova, in prima fila contro la belligeranza del nostro Paese.

Lo scorso 28 febbraio una delegazione dell'ANVUI, a nome delle oltre 400 vittime e delle migliaia di pazienti militari e civili colpiti dall'esposizione all'uranio impoverito, ha rappresentato al Papa tutta la sofferenza e il dolore per tutte queste morti e lo sgomento per l'atteggiamento dello Stato, che continua a negare verità e giustizia su questo tema. La delegazione era accompagnata dal consulente legale dell'Associazione, l'avvocato Angelo Tartaglia. Ha riassunto al Papa i lunghi anni di lotta per la giustizia e la volontà di perseguire un giudizio anche per le migliaia di civili vittime dei bombardamenti con munizioni contenenti uranio impoverito durante i conflitti che hanno insanguinato il mondo in questi anni – e probabilmente anche presente nella guerra ucraina. La delegazione comprendeva anche Jacopo Fo, membro onorario dell'associazione, il quale ha ricordato al pontefice che il governo italiano era già a conoscenza dell'uso di tali armi letali durante la prima guerra del Golfo e che Franca Rame era fortemente impegnata a denunciare l'uso criminale di questi armamenti Armi.

«IL PAPA HA BENE COMPRESO il livello della nostra battaglia,- ha affermato l'avvocato Tartaglia, che ha vinto più di 270 cause contro il Ministero della Difesa sulla questione dell'uranio impoverito e ha messo a disposizione questa giurisprudenza anche in Serbia per procedimenti giudiziari. «Quando gli ho detto che avevo intenzione di andare in Kosovo per avviare un processo di verità e giustizia, – continua l'avvocato, – si è complimentato con me per il mio coraggio nel rischiare la vita per i più deboli. Ha detto che ci avrebbe sostenuto in questa battaglia».

Secondo Vincenzo Riccio, presidente dell'Associazione vittime dell'uranio impoverito, «in un momento come questo non era scontato che il Papa ci ricevesse in udienza mentre lo Stato italiano continua a ignorarci. Siamo estremamente grati al Papa per questo. Ci ha colpito la sua disponibilità ad approfondire l'argomento e l'aver definito la nostra testimonianza come l'ennesima dimostrazione che la follia della guerra semina solo il male».

L'IMPEGNO che Papa Francesco ha preso a questa delegazione e ai resoconti diretti delle vittime è una buona notizia in questo frangente storico di isteria bellicosa. La "pandemia dell'uranio impoverito" sta fondendo in un'unica battaglia per la pace vittime militari e civili, mettendo alle strette il nostro Ministero della Difesa su una delle contraddizioni più colossali della narrativa ufficiale: cioè, affermare di difendere i diritti umani e la pace con le spedizioni di armi , bombardamenti indiscriminati e interventi unilaterali.

Se in tutta Europa emergesse un movimento di reduci contro la guerra come quello che sta prendendo forma in Italia, sarebbe un vero e proprio contributo alle richieste di distensione e disarmo che stanno cercando di farsi strada nel mezzo della guerra mondiale in cui ci troviamo attualmente vivendo, una guerra che finora è stata «a pezzi» secondo la denuncia di Francesco.

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